
Colore dell’anno 2020
Il colore del 2020 sarà il blu, Classic Blue (Pantone) per la precisione. Un colore che piace a circa la metà della popolazione, almeno in Europa, e che viene solitamente associato a calma, quiete, relax. Un colore freddo, che placa gli spiriti.
Che odore ha il blu? A cosa potremmo associarlo?
Di solito associamo gli odori principalmente alla loro origine, anzi questa diventa spesso il retino linguistico con cui cerchiamo di acciuffare un odore quando lo annusiamo e non sappiamo dargli un nome: sa di banana, sa di cavolo, sa di mare. E a volte funziona pure. Siamo in una stanza, e se sentiamo puzza di bruciato ci allertiamo perché presumibilmente qualcosa che non dovrebbe sta arrostendo; sentiamo un odorino fragrante per strada e dopo pochi metri ci imbattiamo in un panificio. L’esperienza ci guida e ci insegna, così è facile associare un odore alla propria fonte, tanto che nel nostro cervello le due cose diventano indivisibili: quell’odore è la banana, il cavolo, il mare.
Di conseguenza, se dobbiamo associare dei colori agli odori che annusiamo, tenderemo, anche in questo caso, ad associarvi l’odore della possibile sorgente odorosa: giallo come la banana, verde come il cavolo, blu come il mare.
È un fatto universale? Facciamo tutti questo tipo di associazioni?
Prendiamo, per esempio, la mandorla. Durante alcuni esperimenti del 2012 gli scienziati osservarono che in Canada essa viene associata soprattutto al colore rosso. Tuttavia, in Australia, il campione di volontari esaminato la associava al colore blu.
Tra gli studiosi di linguaggio vi è un ampio dibattitto sulle basi neurolinguistiche del nostro linguaggio: si cerca cioè di capire come nasce il nostro modo di creare e mettere insieme le parole, se vi è una modalità universale di base, data dalle nostre strutture cerebrali (come dice, semplificando un po’, il padre della linguistica Noam Chomsky) a cui poi seguirebbero differenze di tipo semplicemente culturale, oppure si tratti di differenze presenti già a livello neurobiologico.
Molti dei dati raccolti dai ricercatori al momento propendono per la teoria di Chomsky; e poi vi è la faccenda degli odori e dei colori: insomma la mandorla perché per qualcuno è rossa e per altri è blu?
Anche per capire questi fatti, gli esperimenti di alcuni gruppi di ricerca si sono orientati, soprattutto negli ultimi anni, su analisi cross-culturali, cioè mettendo a confronto popolazioni e culture diverse, e cercare di venire a capo del perché popolazioni differenti sembrino avere apparentemente anche un uso del linguaggio molto diverso: ci sono parole che esistono solo in determinate lingue, ci sono descrittori di colori e odori che si trovano in alcune lingue ma non in altre. E, cosa ancora più affascinante, l’uso di una lingua o di un’altra sembra influenzare la percezione stessa di odori e colori.
Facciamo un esempio pratico:

Osserva i due cerchi con tasselli colorati a destra e a sinistra e indica quello con il tassello azzurro.
Guardando i colori in questa immagine per la maggior parte degli occidentali sarà abbastanza semplice individuare quella con il tassello di colore diverso. Invece, in alcune osservazioni pubblicate già in uno studio del 2005 i ricercatori riportarono che gli Himba della Namibia (Africa) hanno un diverso sistema di classificazione dei colori e di fronte a questa stessa immagine non individuano il tassello diverso. Una cosa analoga succede anche altrove, per esempio, tra i cinesi che parlano mandarino e i gli abitanti della Mongolia. E di casi simili ce ne sono svariati. Nel caso degli Himba, per esempio, le parole per descrivere alcuni tipi di verde e di blu sono uguali e dopo diversi studi i ricercatori sono giunti alla conclusione che sia il linguaggio a “dirigere” la scelta percettiva: insomma nel caso dei tasselli colorati anche gli Himba vedono al diversa tonalità di colore ma considerano quel “blu” non poi così diverso dagli altri tasselli che, ai nostri occhi sono decisamente più verdi, perché nella loro lingua sono indicati con la stessa parola.
Ché poi, a volerla dire tutta, anche in Europa un tempo il blu non era proprio percepito come facciamo noi oggi.
Durante Medioevo e Rinascimento e fino al XVII secolo, gli europei classificavano il blu come un colore caldo e non freddo come facciamo noi oggi. E sulle cartine geografiche i mari erano rappresentati in verde e non in blu. Di conseguenza il mare “era” verde non blu come lo descriviamo oggi nella maggior parte dei casi.
È cioè il comparto socio-culturale e linguistico a dirigere e influenzare la percezione.
Questo fenomeno nel caso degli odori è ancora più spiccato e, come dimostrato da molti studi tra i quali quelli della neurolinguista Asifa Majid e dei suoi collaboratori, popolazioni diverse hanno capacità di descrivere gli odori diverse, e ciò è influenzato principalmente dalla lingua e ha una base culturale. L’esempio più eclatante è dato da alcune popolazioni indonesiane, come i Maniq, con un linguaggio olfattivo ricco, variegato, preciso e molto più astratto del nostro: nel loro caso le persone non riconducono necessariamente un odore a un possibile oggetto-sorgente dell’odore stesso.
L’apoteosi sensoriale di tutta questa faccenda è come i colori influenzino anche la percezione olfattiva. Si è visto, per esempio, che odori intensi o un po’ irritanti vengono associati a colori più intensi e brillanti, e gli odori più familiari sono associati anche a colori più saturi.
Ciò che percepiamo e come descriviamo aromi e odori dipende da molte cose e ne sanno qualcosa sommelier e degustatori…
Bonus
Visto che siamo in periodo di festeggiamenti se voleste essere anche in tinta con l’anno nuovo ricordiamoci che esiste il vino blu. Messo in commercio già nel 2016 dall’azienda spagnola Gik, fu subito molto criticato dagli esperti di vino poiché, tra le altre cose, il colore deriva dall’aggiunta di dolcificanti e coloranti. I produttori sostengono invece si tratti di innovazione, al momento però per la regolamentazione europea no può essere venduto con la denominazione di “vino” e la vicenda è ancora dibattutta legalmente (dal 2017, non credo sia ancora stata risolta).
Letture e bibliografia
- Blu. Storia di un colore; di
-
Cromorama. Come il colore ha cambiato il nostro sguardo; di Riccardo Falcinelli.
- Stevenson RJ, Rich A, Russell A (2012) The nature and origin of cross-modal
associations to odours. Perception 41: 606–619. - Spector F, Maurer D (2012) Making sense of scents: the colour and texture of odours. Seeing Perceiving 25: 655–677.
- Asifa Majid, Nicole Kruspe (2018) ReportHunter-Gatherer Olfaction Is Special. Current Biology28, 409–413.
- Roberson D, Davidoff J, Davies IR, Shapiro LR. (2005) Color categories: evidence for the cultural relativity hypothesis. Cogn Psychol. 50(4):378-411.
Il mio odore preferito è ozonico, quindi sono felice che il colore del 2020 sarà il blu perché il pensiero mi riporta a distese di mare piatte o burrascoso a venti salati…… Come al solito grazie per il bellissimo articolo