Al cinema col naso – Sniffing a movie (II part)

Dai primi bizzarri esperimenti ai film 4D – Capitolo II

“Prima si sono mossi (1895)! Poi hanno parlato (1927)! E ora odorano!”, con questo spot venne lanciato nel 1960 il film in Smell-O-Vision The scent of mystery, diretto da Jack Cardiff, di cui vi parlavo nel post precedente. La trama si sviluppa attorno a un delitto e a una misteriosa donna, interpretata da Elizabeth Taylor (che compare alla fine), identificabile per tutto il tempo solo attraverso il suo profumo. Il film fu, come dicevamo, un flop: gli odori erano spesso distraenti e sembravano un po’ tutti uguali, soprattutto, sapevano nella migliore delle ipotesi di acqua di colonia a buon mercato, come molti commentarono e lo stesso Cardiff lamenterà. Il film uscì successivamente nelle sale con il titolo Holiday in Spain, senza odori.

 

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I tentativi successivi, negli anni Ottanta, sono poi consistiti principalmente nell’uso di carte “gratta e annusa”, espediente usato anche in alcuni videogiochi tipo Leisure Suite Larry: Sail for love (1996), con l’intento di rendere l’esperienza più immersiva. Il primo cinema 4D è degli anni Ottanta: The Sensorium era per la verità un parco a tema, creato da Gary Goddard e inaugurato a Baltimora nel 1984, con una spesa di 40 milioni di dollari. Le sale potevano essere aromatizzate e i sedili erano mobili. Chiuse dopo sei anni.

 

Durante questi esprimenti, bizzarri e creativi, uno dei problemi principali è, come dicevamo, di tipo tecnico: non c’era ancora una tecnologia adeguata a rilasciare gli odori in modo preciso, ripetibile e circoscritto, senza intossicare il pubblico. Mi viene poi da pensare che forse, anche con sistemi più efficaci, il pubblico sarebbe rimasto comunque un po’ disorientato. Succede ancora oggi, ma di meno, e penso dipenda da diversi fattori. Al tempo di quei primi esperimenti il cinema, e la televisione, erano già di per se stessi qualcosa di nuovo e innovativo. Dalla nascita del film muto ai film sonori, dal bianco e nero ai colori, fino ai sistemi per riprodurre la realtà in modo più vivido. Il secolo scorso, e l’inizio di questo, rappresentano da questo punto di vista un tripudio di suoni, immagini e colori sempre più forti, squillanti, veloci. Di conseguenza credo che, in un modo o nell’altro il pubblico fosse già abbastanza “sorpreso” e forse “travolto” da tutti questi stimoli, per cui un ennesimo, quello olfattivo, dovesse necessariamente risultare quanto meno molesto o inopportuno. Guarda caso è dagli anni Novanta del secolo scorso che si iniziano ad avere, pur partendo in sordina, nuove e più consapevoli sperimentazioni con gli odori anche in altri ambiti performativi (teatro, danza, performance, installazioni), si diffondono poi cinema 3D, videogiochi a realtà aumentata, e da qualche anno cinema 4D dove, di nuovo, si punta a una stimolazione multisensoriale coinvolgendo anche olfatto e a volte pure il tatto.Come fa notare il critico Jim Drobnick, siamo in un’epoca in cui i canali sensoriali di vista e udito sono saturi, immagini e suoni possono essere registrati, inviati elettronicamente, archiviati. Ciò che ancora non può essere davvero catturato con uno smartphone o altro dispositivo elettronico è l’odore. Ed è in questo momento storico in cui si cerca, e questo avviene su diversi fronti, di rendere l’esperienza del pubblico sempre più immersiva, personale, e personalizzata, che l’odore diventa merce pregiata, perché è e rimane un elemento fisico non digitalizzabile.

Il fatto poi che non ci siano degli “odori primari”, come avviene con i colori, rende la cosa ancora più difficile: non ho una “base” di pochi odori dai quali posso ottenere tutti gli altri. Spesso odori e aromi sono fatti da centinaia di molecole diverse, solo per il caffè, per fare un esempio, ce ne saranno quasi 400. In alcuni casi sono state isolate o riprodotte molecole “caratteristiche” di alcuni odori, e a volte sono anche abbastanza fedeli, ma purtroppo non vale per tutti. Inoltre, per ricreare un odore in modo credibile e che non senta di “finto” servono materie prime di qualità; e se si vuole usare una sequenza olfattiva durante, per esempio, proiezioni cinematografiche, ne servirà anche una certa quantità, e quindi anche i costi si alzano. Anzi si aggiungono a quelli per i sistemi di rilascio degli odori, che oggi esistono e funzionano abbastanza bene, ma non sono proprio economici.

Il primo cinema moderno a realtà aumentata che sembra aver riscosso successo è il 4DX della compagnia sudcoreana CJ 4DPLEX. Le sale hanno dispositivi per il rilascio di vento, pioggia, nebbia, odori, e hanno sedili mobili. Dalla proiezione del primo film, “Viaggio al centro della terra”, a Seoul nel 2009, a quella del 4 novembre 2016 a Toronto di “Doctor strange”, il numero di cinema con questa tecnologia si è moltiplicato e ora è presente in più di 20 nazioni. Intanto lo spagnolo Raul Porcar ha lanciato nel 2013 Olorama, un dispositivo capace di rilasciare fino a 12 odori e pensato per uso domestico e in ambienti relativamente piccoli.

Di certo la progressione dal cinema muto alla proiezione 4DX dell’ultimo Batman vs. Superman a New York (marzo 2016), durante la quale il pubblico viene sbattacchiato e innaffiato d’acqua, è abbastanza sorprendente. Però, in questa corsa in accelerazione con effetti sempre più speciali e sempre più sorprendenti, l’odore rimane tuttavia, per sua natura, un medium lento e pervasivo. Come la mettiamo?

 

Sniffing a movie (part II)

 

“ First they moved (1895)! Then they talked (1927)! And now they smell!” said the adverts for the Smell-O-Movie screening of Scent of mystery in 1960 and directed by Jack Cardiff. As I was saying last time, people did not like it; the charming Elizabeth Taylor interpreting a mysterious lady recognizable till the end of the movie by her perfume only, did not help, nor the novelty of the technology. It was “intoxicating” and it smelled like cheap cologne they said.

With the aim to increase realism other attempts were made in the 1980s with movies and videogames, like Leisure Suit Larry 7: Love for Sail (1996; Sierra Entertainment), where at certain points the audience had to use some scratch-and-sniff cards. The first 4D cinema, equipped with vibrating chairs and aroma-release systems, was, in 1984, The Sensorium in Baltimore. It closed after six years.

All these experiments where confronted with a poor technology, but I believe there is more to explain, at least partially, such a defeat. At their very beginning cinema and television where already sensational and surprising, they were “new”, so there was no need for “extra effects” and, probably, people were not ready to that, odor was more a background disturbance. During the time things have changed and new technologies evolved providing more engaging experiences: in 2009 the south-Korean company CJ 4DPLEX has launched 4DX, a technology for augmented environmental effects equipped to release rain, fog, wind, scents during screening. It is today spread all over the world in more than 20 countries and very successfully, the last 4DX-Doctor strange has been screened on November 4, 2016, in Toronto, and during the Batman vs. Superman 4DX screened in New York (March 2016) people were pleased to be punched, and splashed with water.

Nowadays the search for realistic, and perhaps authentic, experience is much higher than in the past. As Jim Drobnick has pointed out, in our technological era, the multimedia allows us to capture everything, sounds and images, but odors. The fact we cannot catch and record odors makes smell more valuable as a live experience. We are constantly overstimulated by audio-visual input. The spread of low-cost computer hardware and software have increased the methods and means by which individuals can communicate with the world and receive information. What is missing is the smell. Are we now ready to that?

Bonus

Lo scorso anno (ottobre 2015) Scent of mystery ha ripreso vita in forma inedita grazie a un gruppo di visionari e poeti degli odori, mi verrebbe da definirli, esperti di profumi e odori, di film e media, artisti in varie forme. Saskia Wilson-Brown, fondatrice dell’Institute of Art and Olfaction, Neal Harris di Scentevents, Antonio Gardoni di Bogue-profumo che ha creato la firma olfattiva “Scent of mystery”, si sono uniti seguendo la proposta della produttrice Tammy Burnstock di ricreare la versione olfattiva del film, che era appena stato restaurato e rimasterizzato da David Strohmaier.

Il risultato sono state le proiezioni prima a Bradford per il Weedscreen weekend festival, e poi a Copenhagen al Danish film Institute, durante le quali il pubblico ha potuto immergersi nel film in modo nuovo e divertente partecipando attivamente alla diffusione degli odori. In questo articolo Tammy Burnstock racconta tutto il processo, dalla sua prima intervista a Cardiff anni prima, all’uscita del film. Una bella avventura.

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Copenhagen, October 2015. Credit: Thomas Hauerslev.

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Credit: perfectsenseblog

 

On October 2015, the Smell-o-Vision movie Scent of mystery has been screened again, in Bradford, England, and then in Copenhagen, Denmark, in its original version with scents floating through the cinema, and a much more positive and engaged audience respect to his first release fifty years ago. A project born thanks to a group of smell-passionate, artists and smell-visionary people: Saskia Wilson-Brown, founder of the Institute of art and olfaction, Antonio Gardoni, who signed the “Scent of mystery” perfume, and scentematografer Neal Harris, joined the proposal of producer Tammy Burnstock of recreating the scented version of the movie restored and remastered by David Strohmaier. Here the full story of the project.

 

 

 

Lo spinacio “sniffa” esplosivo *-* Bionic spinach to sniff explosives

 

Avevamo già parlato di roditori addestrati a stanare esplosivi e inseriti in alcuni progetti per bonificare i campi dalle mine anti-uomo; e se invece si usassero gli spinaci?

L’ingegnere chimico Michael Strano e il suo gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha messo a punto una tecnologia per trovare la presenza di esplosivi nel suolo usando le piante di spinaci come “detector”. L’approccio, chiamato nanobionica vegetale, è quello di inserire nelle piante nanoparticelle (piccole cioè pochi miliardesimi di metro) capaci di dare loro capacità che normalmente non avrebbero; in questo modo i ricercatori hanno sviluppato un modo per usare le piante come rilevatori di sostanze chimiche e molecole presenti negli esposivi, ma potenzialmente si potrebbe applicare anche per rilevare sostanze inquinanti.

Gli scienziati hanno inserito nelle foglie delle piante di spinacio (Spinacia oleracea) nanotubi di carbonio a parete singola che permettono alla pianta di riconoscere molecole specifiche, chiamate composti nitroaromatici, come l’acido picrico, presenti negli esplosivi. Queste molecole di solito hanno un odore caratteristico, quello che, per esempio, gli animali sono addestrati a riconoscere. In questo caso invece sono le piante a individuarle: quando le molecole disciolte nel terreno vengono captate, come avviene normalmente, dalle radici della pianta, i nanotubi di carbonio presenti sulle foglie emettono un segnale fluorescente visibile con una camera agli infrarossi. La fotocamera può essere integrata in un normale smartphone e il sistema può funzionare con modalità wireless, mandando una mail allo sperimentatore appena viene ricevuto un segnale dalla pianta.

 

 Bionic spinach to “sniff” explosives

 

Spinach-leaves as a “nose” able to detect explosives are a promising new technology that could soon help people to get rid of underground unexploded mines and explosives.

Engineers at the Massachusetts Institute of Technology (MIT) managed to insert in spinach plant sensors able to detect chemicals compounds present in explosives and emit a fluorescent signal. The plant nanobionics allows researchers to insert in plants nanoparticles that give them non-native function, as explains the project leader Michael Strano. With this approach, scientist embedded spinach plant leaves (Spinacia oleracea) with nanotubes (Single-Walled Carbon Nano Tube) which can detect the presence of nitroaromatic compounds, like picric acid (2,4,6-trinitrophenol –TNP) used in explosives, from the groundwater that plants normally uptake with their roots. The technology works with wireless network and an infrared camera which can be connected to a normal smartphone. When the camera detects a signal from the plant, the user gets an alert email.

Bonus