A Esxence 2017

E le mie divagazioni su me medesima, i profumi, la fiera e una community bellissima

Non sono mai stata molto brava a lavorare per compartimenti stagni, parte del senso che trovo nelle cose che faccio deriva proprio da questo rimestare e mescolare le attività e le ispirazioni più disparate, tessendo così il filo delle mie passioni: scienza e olfatto, teatro e danza (con e senza sperimentazioni olfattive), scrittura e, indovinate un po’? i profumi.

Questo per dirvi che questo mese a Esxence 2017 – fiera internazionale di profumeria artistica – le mie passioni saranno di nuovo mescolate: a Milano, domenica 26 marzo, alle 11.30, terrò una conferenza su olfatto e percezioni olfattive con un’attenzione particolare soprattutto alla psicologia dell’olfatto e delle nostre sensazioni olfattive. Perché sentiamo ciò che sentiamo?

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In laboratorio lavoro in mezzo a cavi, cacciaviti e bulloni; certo ci sono anche flaconi con soluzioni e diverse sostanze chimiche, e beh no, il camice bianco, per la verità, lo uso poco. Nei mei esperimenti cerco di capire come funzionano i neuroni di alcune parti del cervello, negli ultimi anni principalmente quelli coinvolti nel senso dell’olfatto. E quindi per farlo, e per studiarne l’attività elettrica – che è il modo in cui i neuroni si “esprimono” – mi servono appunto cavi e  aggeggi che a volte fanno pensare più di essere in un’officina che in un laboratorio così come spesso ce lo immaginiamo. A casa, invece, nella “stanza degli hobby” (sì abbiamo una stanza così, ma questa è un’altra storia), accanto ad altri utensili vari, “da officina” pure lì, ho un angoletto degli odori, dove mi diletto e mi esercito a conoscere e imparare a distinguere le materie prime usate in profumeria. Non che ancora mi riesca granché bene, ma mi piace, e mi permette di addentrarmi ancora di più in una passione che ho da quando ero bambina: gli odori, gli aromi, i profumi…

Una delle cose più affascinanti dell’olfatto è quella di essere sfuggente, sottilmente legato al contesto in cui ci troviamo e a ciò che “crediamo”  di sentire. Durante l’incontro vi parlerò di alcuni dei tranelli che a volte l’olfatto ci tende e del perché succede.

Ma c’è di più, sarò lì negli altri giorni della fiera per annusare e immergermi nei profumi di nicchia, un settore della profumeria moderna che va pian piano espandendosi e abbraccia una fetta sempre più ampia di pubblico: appassionati, cultori, ma anche persone che semplicemente amano i profumi e sono curiose e aperte alle novità e a prodotti diversi da quelli offerti da altri canali. Il tema della fiera quest’anno è “I giardini dell’Eden” richiamando come ispirazione quella di un giardino rigoglioso, lussureggiante, e ricco di note olfattive.

Nella fiera vengono esposti i principali marchi di nicchia (quest’anno saranno presenti 190 case madri), da quelli molto grandi a profumieri indipendenti, ed è un modo per venditori e addetti ai lavori di conoscere i nuovi lanci del mercato e nuove case. Inoltre, al sabato e alla domenica c’è l’apertura al pubblico per dare modo a chiunque di avvicinarsi a questo mondo, scoprire marchi nuovi e conoscere altri lati della profumeria.

Durante i giorni della fiera c’è poi un calendario di incontri e conferenze per addetti ai lavori e per il pubblico (nel fine settimana, l’ingresso è gratuito, bisogna solo registrarsi sul sito). Qui alcuni di quelli che mi sono segnata:

giovedì alle 13.00 Saskia Wilson-Brown, fondatrice del The Institute for Art and Olfaction (Los Angeles), annuncerà i finalisti del Art and olfaction awards; mentre alle 15.30 il Prof. Giuseppe Squillace, dell’Università della Calabria, presenterà il suo nuovo libro “I mestieri del lusso nel mondo antico: l’arte della profumeria”; venerdì alle 9:45 ci sarà il workshop con il naso profumiere Christophe Laudamiel: Ugly or beautiful: aesthetics in perfume creation; sabato pomeriggio alle 15:00 lo scrittore di profumi Eddie Bulliqi terrà la conferenza Scent surprises: prepare to be shocked!, e alle 17:00 Wanda Benati, esperta di viaggi, terrà un incontro sui giardini e le piante da profumo in varie parti del mondo.

La mia conferenza invece, come dicevo, sarà domenica mattina alle 11:30.

Ci vediamo lì 🙂

Bonus

Durante queste mie incursioni condividerò impressioni e idee insieme al gruppo di Adjiumi. Che cos’è Adjiumi? La descrizione “da manuale” sarebbe forse quella di una community virtuale sul profumo, orbitante principalmente intorno all’omonimo forum, e con propaggini e pseudopodi su gruppi facebook dedicati a temi più specifici.

E ora vi dico cosa è davvero, raccontandovi la mia esperienza: da appassionata di profumi, mi sono iscritta al gruppo facebook, cosa che non faccio molto spesso devo dire. E forse anche per questo non ero molto preparata. Infatti, la prima sensazione/reazione è stata: dove sono capitata? Sembrava di stare al bar dove tutti si conoscono e tutti parlano, con modalità diverse perché siamo tutti diversi, degli argomenti più disparati; tutti però incentrati su un grande tema comune: la passione per i profumi. Il fatto è che secondo me più che un gruppo, è una tribù, bellissima e variopinta. E in questa tribù o ti ci butti e ti fai un po’ travolgere o non ci resisti – anche perché sennò che senso avrebbe? Ed è così che pian piano scopri e diventi parte di un tessuto in fermento: è un luogo umano, dove le persone si incontrano e scambiano informazioni utili, opinioni, consigli, esperienze; si riescono così a conoscere cose nuove sul mondo dei profumi, e persone aperte e disponibili come se ti conoscessero da chissà. La regola principe è solo quella delle buone maniere e dell’educazione – ché online come nella “vita reale” andrebbero applicate comunque. Per cui niente stramazzi e discussioni asciuganti e fini a se stesse, ma chiacchierate serene e una passione in comune. Che bello (qui potete leggere di più su come è nato il gruppo e chi l’ha fondato).

Posterò foto, e aggiornamenti su:

le pagine facebook de il senso perfetto (perfectsenseblog) e sulla pagina fb di Adjiumi

Sulle pagine Twitter mia e di Adjiumi

E Instagram #perfectsenseblog #Adjiumi #Esxence2017

We meet at Esxence 2017

Digressions about myself, perfumes and a passionate community

I have to say I was never good at keeping things separate: science, art, dance, theater, olfaction, perfumes… I like mixing, and I find meaning in bringing things together in order to get new inspirations. It turns out this brings me often merging different fields: the science of olfaction and the aesthetics, my practice in dance-theater and the olfactive-theater, my days in the lab, and the evenings sniffing raw materials at home, and the perfumes.

Thus, this month I am very happy to merge one more time my passions:  I will take part to Esxence 2017 – the international fair of artistic perfumery – in Milan, where on Sunday 26 I will give a talk about the sense of smell, psychology and odor perceptions.

The fair is a big event for niche perfumery, hosting this year 190 brands and several talks and events, with some during the weekend open for general public as well. During those days I will hang around, open to smell and discover new people and perfumes. Among the events Saskia Wilson-Brown will announce on Thursday 23 March, the finalist of the Art and Olfaction Awards; and on Friday morning, the nose Christophe Laudamiel will give the workshop: Ugly or beautiful: aesthetics in perfume creation.

My talk will be on Sunday, 26 March, 11:30 am

I’ll see you there!

Bonus

During my “perfumed – days” I will share my pictures and impression with the guys of Adjiumi – the passionate Italian tribe of perfume-lovers. You can follow us also on our socials 😉

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and Instagram #perfectsenseblog #Adjiumi # Esxence2017

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A lume di naso – seconda parte

Letture sfiziose per esplorare i nostri sensi con un tuffo nella botanica e sorpresa finale

 

Questa volta vi propongo letture per esplorare olfatto e gusto, ma anche per conoscere qualcosa in più di cosa mettiamo nei piatti e diventare un po’ più consapevoli di ciò che acquistiamo e mangiamo.

Quest’anno mi sento poi particolarmente ispirata dalla botanica e ho deciso di condividere qui con voi queste mie divagazioni 🙂

 

Prendetevi una pausa che comiciamo:

 

  1. Questione di gusto. Perché ci piace quello che mangiamo? Di John Prescott, traduzione di Alessia Fabbri, Sironi Editore.

In base a cosa preferiamo un cibo o un altro? Perché non a tutti piacciono gli stessi alimenti – tipo la carne di squalo andata a male che per gli islandesi è una leccornia? Dall’analisi sensoriale dei cibi, alla psicologia e antropologia del gusto per esplorare un senso voluttuoso e affascinante.

questione di gusto

 

  1. Contro Natura Dagli OGM al “bio”falsi allarmi e verità nascoste del cibo che portiamo in tavola. Di Dario Bressanini e Beatrice Mautino. Rizzoli editore.

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Un’indagine sul campo, raccogliendo anche le testimonianze di ricercatori e agricoltori, per capire meglio cosa mangiamo e cosa c’è nei nostri allevamenti e coltivazioni. Gli autori ci spiegano in modo comprensibile il significato di termini scientifici spesso poco chiari e ci aiutano a muoverci con più consapevolezza nella selva di OGM e coltivazioni “naturali e biologiche”. Da leggere.

  1. Naturale è Bello. A cura di Doriana Rodino, Sironi Editore.

Qui ci muoviamo invece nel regno della bellezza e cerchiamo di capire se e come alcuni principi attivi contenuti in frutta e verdura possono essere usati a scopo cosmetico, al di là dei falsi proclami di un certo tipo di marketing.

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  1. Erba volant. Imparare l’innovazione dalle piante. Di Renato Bruni, Codice edizioni.

Dall’omonimo blog un libro per scoprire strategie di sopravvivenza e adattamento delle piante, utili anche all’uomo. La biomimetica si occupa proprio di questo: imitare la natura con innovazioni sostenibili. Una chicca davvero.

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E ora vi parlo dell’ultimo romanzo che ho letto

  1. Il cuore di tutte le cose. Elisabeth Gilbert, Rizzoli editore. (The signature of all things, Penguin Publisher, in inglese, qui la bella recensione del Guardian).

Trasuda il rigoglio di fronde verdi a soffici muschi tanto che vi sembrerà di toccarli mentre leggete e non resisterete alla voglia di farvi un erbario vostro o almeno di correre nel primo parco o giardino vicino a voi e semplicemente godervi gli alberi, l’erba, il terreno, anche in questa stagione. Non fatevi depistare dal fatto che l’autrice è la stessa di “Mangia, Prega, ama” e qualcuno potrebbe storcere il naso. Per questo libro l’autrice si è ispirata al lavoro del briologo (la briologia è una branca della botanica che studia i muschi) Robin Wall Kimmerer e al suo libro “Gathering Moss: a Natural and cultural History of Mosses”. Di fatto tutte le vicende del libro è come se fossero distese su un tappeto di muschi, c’è l’eleganza delle orchidee dipinte da uno dei protagonisti, la lentezza e il respiro profondo delle piante. I muschi in particolare crescono lenti lenti e il lavoro scientifico di ricerca e osservazione della protagonista segue gli stessi tempi, riflessi anche nelle sue vicende personali. Una cosa devo dire sull’edizione italiana, almeno nella copertina – la traduzione non saprei perché l’ho letto in inglese – non c’entra proprio niente col libro, è bella, ma non c’entra, anzi lo manda su un binario sbagliato promettendo, secondo me, la classica storia di donna sensuale e ribelle vissuta a metà Ottocento ben lontana dallo spirito del libro. Peccato. Anche confrontando le copertine dell’edizione italiana con quella in inglese o in tedesco per dire, ve ne accorgerete.

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La mia edizione mi colpì proprio per la copertina e per le bellissime stampe botaniche presenti anche all’interno, con una carta tra l’altro che richiama un po’ i libri antichi (voglio dire, di sti tempi se un romanzo lo compro di carta almeno che ne valga la pena e sia bello!). Ad ogni modo, il libro parla di Alma Wittacker, botanica autodidatta dalla cultura immensa e l’intelligenza viva, nata nel 1800 e cresciuta nella famiglia più facoltosa di Filadelfia. La vicenda si sviluppa come una bambola russa facendoci conoscere prima le vicende del padre di Alma e come da umili origini, dopo viaggi e spedizioni botaniche negli angoli più esotici del pianeta, costruisce in modo spregiudicato una fortuna. Conosciamo poi Alma bambina, che a dieci anni sa già il latino, il greco e parla correntemente inglese, olandese (lingua materna) e francese. La seguiamo nelle sue esplorazioni nelle serre del padre e nei suoi studi. E poi la vediamo crescere, mentre pubblica articoli di botanica su riviste scientifiche dell’epoca, prende le redini dei commerci paterni e nel frattempo scopre la sensualità del proprio corpo e spera di trovare un uomo che la ami, e ne apprezzi non solo l’ intelligenza ma anche il corpo, non proprio in accordo con i canoni di bellezza. Ma qual’è l’anima di tutte le cose, e il loro segno? Beh, non vi dico altro, dovete scoprirlo voi. È un libro che vi farà venir voglia di camminare a piedi nudi nell’erba, anche sotto la pioggia.

6. Per i nerd della botanica due cose bellissime:

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Bonus

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Colgo il momento di letture odorose e ispiratrici per presentarvi Smell Magazine, la rivista di arte e cultura olfattiva appena nata dalla mente – e dal naso – mi verrebbe da dire di Francesca Faruolo con il gruppo di Smell Festival. Il primo numero – “Performing Scents” – è dedicato al tema 2015 del festival. Tra i vari interventi quello sulla suggestiva installazione odorosa Mellifero#1 di Dacia Manto – ispirata ai fiori e alle api, per restare in tema botanico.

E siccome ho avuto il piacere di pertecipare all’edizione Smell Festival di quest’anno con la mia performance olfattiva “Duft, metamorfosi olfattiva di un gesto danzato”, ci trovate anche un mio intervento 😀

Potete scaricare gratuitamente la rivista da Smellmagazine.it  e annusarla mentalmente mentre lo sfogliate in queste giornate piene di aromi.

A lume di naso – prima parte

Ovvero letture e regali per piccoli grandi nasi

 

Questo periodo dell’anno per me rappresenta una festa d’inverno e, soprattutto, approfitto delle vacanze per spupazzarmi un po’ la nipotina, quindi sì questo post in parte è dedicato a lei, e a chi cerca letture sfiziose per i propri nani, o anche per se stessi: letture della buonanotte, ma magari anche del buongiorno, perché no, esplorazioni a lume di naso, puzze da scoprire, nasi strani, spezie e sapori di posti lontani; una piccola lista di chicche scovate qua e là, in italiano e in inglese:

 

  1. Con la testa tra le spezie, illustrato da Anna Godeassi, editrice Sironi Ragazzi, collanna Semi di zucca.

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Siamo in festa, ma questa è un po’ particolare perché ci prepariamo al capodanno indiano: come si celebra? E come si prepara il curry? Il libro racconta l’avventura profumata della piccola Lani e di sua zia Usha in un mercato colorato e odorosissimo di spezie e aromi.

Dal sito del libro è possibile scaricare le prime pagine per aver un assaggio del contenuto, e una scheda didattica per esperimenti odorosi.

 

  1. Come diventare un esploratore del mondo – Museo d’arte di vita tascabile. Keri Smith, Corraini edizioni.

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Questo libro è iniziato con una lista scritta una notte in cui non riuscivo a dormire… dice l’autrice. E questa lista raccoglie spunti e riflessioni per osservare il mondo che ci circonda e esplorarlo in modo originale. Usatelo, questo libro, pasticciatelo, scarabocchiateci sopra, annusatelo, attaccateci sopra le vostre idee e scoperte. Divertitevi.

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Questi tre sono in inglese:

  1. Who’s Making That Smell? Di Philip HawthornJenny Tyler, con le illustrazioni di Stephen Cartwright.

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Chi ha fatto quella puzza? Le vicende di Ben a Annabel per scoprire da dove arrivano certi strani odori… Un librino per i più piccoli.

4.     Who needs that nose? Di Karen Clemens Warrick e illustrazioni di Sherry Neidigh.

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Di chi è quel naso? E a che gli serve? Animali con nasi assurdi e forme buffe, li conoscete tutti?

  1. Why do feet smell? 20 questions about the human body. Di Gilda Berger e Melvin Berger.

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Perché i piedi puzzano? Perché ci cola il naso? Lo sapete che una persona in media produce circa quattro tazze di muco al giorno? E che uno sbadiglio in media dura sei secondi? E perché facciamo i rutti? Queste e altre amenità per conoscere come funziona il nostro corpo.

 

Bonus

Candele di posti fantastici per gli amanti di maghi e storie fantastiche:

Cedro, castagno e... butterbeer

Cedro, castagno e… butterbeer

 

Gli odori della foresta di Narnia...

Gli odori della foresta di Narnia

 

 

Star-Wars-Candles-featured-930x703Beh, questa non ve la devo spiegare, vero? 😀

Impressioni sparse

Ovvero sulle mie esplorazioni a Esxence 2015

 

Mi trovo in un periodo un po’ vorticoso e cose belle su cui concentrarmi sono la divagazione migliore, per cui sì questo post sarà una chiacchierata di cose profumate, annusate e ascoltate… Dopotutto questo è sì un blog dedicato alla scienza dell’olfatto, ma è anche un po’ un diario di odori e di esplorazioni olfattive. E poi non vi ho ancora raccontato come è andata a Esxence lo scorso marzo.

È una fiera di profumeria artistica e io ci vado cercando di calibrare lo spirito critico (deviazione professionale :D) e la propensione alla divagazione artistica. E poi sono curiosa come una scimmia – questo si era capito – ma soprattutto mi piace avvicinarmi alle cose con uno sguardo libero e non appannato da preconcetti. Mi interessa capire se e cosa c’è dietro un profumo, come è stato fatto, perché; a cosa pensava il naso quando lo ha creato? A cosa si è ispirato? Da dove arrivano le materie prime usate e perché ha fatto certe scelte? Questi sono elementi importanti perché caratterizzano anche il processo creativo e di ricerca, e a mio parere segnano in buona parte la differenza tra un prodotto artistico e uno commerciale.

Tornando a Esxence, quest’anno ho apprezzato gli spazi secondo me più adeguati rispetto a precedenti edizioni: era tutto più arioso, curato e il sistema di areazione buono permetteva di non rimanere soffocati dalle fragranze. Anche il tema, dedicato alla musica e alle affinità tra note olfattive e note profumate, mi è piaciuto e ho trovato un carattere più esperienziale nella programmazione degli incontri/eventi. La presenza di un magnifico pianoforte all’ingresso faceva il suo, e gli appuntamenti musicali erano nel complesso ben integrati nell’evento, peccato solo alcuni di questi momenti avrebbero meritato un’atmosfera un po’ più raccolta: il workshop musicolfattivo del musicista e creatore di fragranze Laurent Assoulen, per esempio, è stato molto suggestivo, ma lui e noi pubblico abbiamo fatto davvero molta fatica a instaurare un dialogo e a concentrarci su ciò che ci faceva sentire e annusare. Difficile davvero stando proprio accanto all’uscita principale con il viavai di gente a fine giornata. Peccato. L’incontro è stato comunque pieno di suggestioni a partire da cose semplici. L’approccio è stato graduale, per esempio: pensate al limone, al suo odore e al suo sapore. A quale nota musicale l’assocereste? Grave? Acuta? Perché?

Ora provate – lui ce lo ha fatto sentire – a pensare al rumore della pioggia. Che tipo di associazioni vi vengono in mente? Emozioni? Qualche odore? E ora invece pensate al vento, un rumore un po’ metallico, fronde che mormorano, qualche fischio. Che odore ha il vento?

Probabilmente molti di voi, come noi quella sera, vi siete immaginati diversi scenari e l’inghippo sta proprio qui: ci chiedono di pensare a un suono, anzi a un odore, e nella nostra testa si para prima di tutto un’immagine. Riuscire a definire una sensazione con un linguaggio olfattivo senza prestiti da parte degli altri sensi è una delle cose più difficili da fare, ma provarci è un esercizio dalle mille risorse: a un certo punto facciamo un salto quantico, uno sbalzo creativo apre la mente e la precisione del nostro linguaggio, e di conseguenza le nostre sensazioni. Perché siamo visivi certo, ma ragioniamo con le parole e una cosa riusciamo davvero a capirla quando sappiamo darle un nome, senza è come se non esistesse, rimane inafferrabile.

E proprio di parole, aromatiche, è stato l’incontro con Giovanna Zucconi per la presentazione del libro La sua voce è profumo. Si è rivelato davvero, come lei stessa lo ha definito, una passeggiata letteraria tra erbe e profumi. Grazie alla presenza musicale di Enerbia, gruppo italiano di musica tradizionale antica con Maddalena Scagnelli, Franco Guglielmetti e due coriste brave e dalla voce cristallina, l’incontro è stato un susseguirsi di brani musicali a tema e letture sparse. Mi sembrava davvero di passeggiare in un giardino aromatico, delicato e a volte pungente, col ronzio di qualche insetto e il naso che prude un po’. Peccato, di nuovo, che l’atmosfera bucolica fosse interrotta di tanto in tanto dai rumori della caffetteria accanto.

Atmosfere vintage e sentori del secolo scorso hanno invece preso vita con il focus di Ermano Picco sulla profumeria italiana. Per me è stato un viaggio a ritroso quando da bambina frugavo nei cassetti di nonna – della quale ancora conservo dei flaconi profumati. E poi ho scoperto curiosità interessanti: ad esempio chi ha lanciato la crema Venus e con lei tutta una serie di prodotti cosmetici e di profumeria. Achille Bertelli, farmacista, iniziò la sua attività imprenditoriale a fine Ottocento e suo fratello Vittorio si occupò poi della parte cosmetica. Tra i suoi maggiori successi il profumo Come tu mi vuoi, in omaggio all’omonimo dramma di Pirandello del 1929. Il profumo ricevette un premio all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1937 a la sua testimonial era Greta Garbo, ammaliante. Questo e molti altri marchi, da Paglieri a Borsari tanto per citarne alcuni, grazie a Ermano sono riemersi dai meandri della mia memoria e hanno in qualche modo ritrovato un significato e una nuova cornice. Tra l’altro seguire l’evoluzione della profumeria italiana in quegli anni ci fa fare un viaggio nel tempo attraverso le due grandi guerre e il periodo del boom economico dopo. Profumeria artistica che si apre a un mercato sempre più grande e segna il costume di una società in evoluzione. Mi chiedo, quando è avvenuta esattamente la separazione (scissione? rottura?) tra profumo artistico e profumo commerciale?

Facciamo una pausa, e continuiamo a parlarne la prossima volta…

 

Bonus

 

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Questo era un "calendarietto" profumato che i barbieri regalavano ai clienti alla fine dell'anno. I profumi erano quelli in voga al momento e divvennero famosi in tutta Europa.

Questo era un “calendarietto” profumato che i barbieri regalavano ai clienti alla fine dell’anno. I profumi erano quelli in voga al momento e divvennero famosi in tutta Europa.

Intrecci sensoriali

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Naso e orecchio uniti, note che si ascoltano e si annusano. L’analogia tra lo spartito musicale e l’accordo di note fragranti è stato proposto e rivisto nel tempo più volte, e nel 1857 il profumiere G.W. Piesse imaginava ci potesse essere un legame percettivo tra olfatto e udito. Rimane ancora oggi una suggestione interessante e diversi artisti contemporanei vi si sono infatti dedicati componendo opere sonore ispirate ai profumi e viceversa.

Mi viene subito in mente Marie-Anouch Sarkissian, pianista, compositrice di melodie e di odori e coordinatrice di Parfum-musique presso l’associazione Arts d’Essence a Etoy, in Svizzera. L’ho conosciuta lo scorso anno durante un simposio olfattivo alla Sorbona e non saprei dire se il suo intervento fu più un’invito olfattivo alla musica classica o viceversa. Di sicuro stimolante. Conservo ancora le mouillette con i profumi ispirati ai brani musicali che intanto ci faceva ascoltare, e in testa il ricordo delle musiche composte sulla scia di un profumo. Nel suo universo creativo c’è la riflessione sul rapporto tra percezione sensoriale e spinta creativa concepita come il frutto di un evento sinestesico. In effetti se vogliamo, l’ispirazione artistica ha un po’ questa peculiarità, prende le informazioni che ci arrivano attraverso i sensi e le unisce operando un’attribuzione di senso nuova. E lì che avviene secondo me il ‘salto’, l’esperienza sensoriale viene proiettata in un nuovo contesto interpretativo che a sua volta influisce sulla nostra comprensione della realtà e paradossalmente ci fornisce una nuova sensibilità.

Lasciando il piano estetico e andando a guardare quello biologico, ci sono pure fatti interessanti. I sensi ci permettono di esplorare il mondo esterno e ricevere informazioni importanti per la sopravvivenza e le relazioni sociali. Questo è evidente negli animali che reagiscono rapidamente a potenziali pericoli come l’odore di un predatore, la vista di un intruso, un fragore improvviso. In questi casi vengono messi in atto comportamenti, spesso stereotipati, di fuga o attacco, per permettere all’animale di salvarsi la pelle. Nell’uomo il riflesso di trasalimento, in risposta a uno stimolo inaspettato ne è pure un esempio.

Un meccanismo secondo gli studiosi utile per ottimizzare e rendere ancora più rapida la risposta a determinati stimoli, sarebbe nella multisesorialità di alcuni sistemi. Ossia alcuni neuroni in una specifica corteccia sensoriale risponderebbero anche a stimoli provenienti da un’altro sistema sensoriale: ad esempio una parte della corteccia olfattiva risponde anche ai suoni. Perché mai? Le ipotesi sono ancora diverse e gli scienziati non hanno ancora capito la funzione e il meccanismo di questo fenomeno, ma una possibilità sarebbe appunto permettere all’animale di reagire in modo più efficiente a rapido a determinati stimoli: se per strada sento il clacson di un auto magari mi spavento e mi fermo un attimo a capire che succede. Se però sento il clacson e in più vedo un’auto che mi si avvicina a tutta birra mi sposterò subito per non essere investito.

Daniel Wesson e Donald Wilson nel 2013 hanno pubblicato sulla rivista scientifica Journal of neuroscience uno studio, sui topi, in cui si vede che una specifica area corticale, il tubercolo olfattivo, risponde a stimoli odorosi, come ci si aspettava dal momento che riceve informazioni direttamente dal bulbo olfattivo e dalla corteccia piriforme. Il 19% dei neuroni di cui è stata registrata l’attività rispondeva però anche a stimoli acustici, e il 29% dei neuroni testati mostrava gli effetti dell’interazione dei due tipi di stimolo, odore e suono, suggerendo una cross-modulazione tra i due sistemi. Questa è una delle prime evidenze che il tubercolo olfattivo, regione cerebrale poco studiata, sia coinvolto direttamente in funzioni multisensoriali. Come gli input sonori arrivino al tubercolo ancora non è noto. E’ possibile che seguano vie associative attraverso l’ippocampo e il pallido ventrale, che hanno connssioni dirette con il tubercolo olfattivo. Rimane comunque interessante il dato sperimentale, ora bisogna capirne meglio meccanismo e funzione.

 

Bonus

Anche quest’anno andrò a mettere il naso a Esxence, fiera di profumeria artistica che si svolgerà a Milano dal 26 al 29 marzo. Quest’anno il tema è proprio la relazione tra musica e profumo e per l’occasione venerdì 27 marzo alle 18.30 ci sarà un laboratorio musicolfattivo con il pianista e creatore di fragranze Laurent Assoulen.

Ci sono poi altri due appuntamenti da segnarsi:

  • Giovedì 26 alle 16.00, il focus sulla storia della profumeria di Ermano Picco de La gardenia nell’occhiello
  • Per annusare delle vere rarità del passato ci sarà il corner dell’Osmotheque direttamente da Parigi
  • Sabato 28 alle 17.00, Giovanna Zucconi presenterà il suo libro La sua voce è profumo, ‘una passeggiata olfattiva’ tra i capolavori della letteratura…

Questioni di metodo (o di estetica)

 

Riflessioni sparse su profumi, arte e scienza

 

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A Esxence ci sono arrivata con molta curiosità. Era la prima volta e, devo essere onesta, non ero sicura di cosa avrei trovato. Cioè, sinceramente, temevo un po’ (ma non c’è stato) quell’elitarismo snobbeggiante diffuso negli ambienti di nicchia. Perché la profumeria artistica è sì tradizione e arte antica, ma è anche industria del lusso e, in effetti, a me interessa anche capire come queste due anime si miscelano, fino a dove e in quali aspetti. È un mondo piuttosto lontano dai laboratori a cui sono abituata, un approccio diverso alle stesse materie: la chimica e i sensi. Punto per me interessante e non banale. Infatti è stato affrontato anche nella bella conferenza di Bernard Bourgeois dell’Osmothèque: la chimica in profumeria, appunto (cui dedicherò un post a parte). Ne ho approffittato per parlarne anche con Mark Behnke dopo la sua intervista a Michael Edwards – esperto di profumeria e creatore della Fragrance Wheel– in cui si è parlato di classificazione e nomenclatura: come si classificano le fragranze? In base a quali categorie olfattive? Quale nomenclatura adottare? Ci sono infatti ancora molte zone grigie, e questo indefinito talvolta vuole essere suggestivo ma solleva solo polvere dove, invece, pulizia e precisione sarebbero d’obbligo. L’esigenza di una nomenclatura univoca non è solo un puntiglio, rispecchia necessità pratiche e richiama a un bisogno di rigore e precisione importanti, anche nell’arte. Dietro al gesto creativo non c’e solo “caos”, ci sono anche disciplina e studio rigoroso. E di questa ambivalenza secondo me la profumeria è un esempio perfetto. La conoscenza approfondita di composti e materie prime da un lato, la creatività e l’estetica dall’altro.

 

TheFragranceWheel2013The Fragrance Wheel by Micheal Edwards

 

Mark poi è un personaggio gustosissimo, chimico di giorno – diringe un gruppo di ricerca al National Institute of health (NIH) – colognoisseur, come si definisce, nella vita. Con lui, dicevo, ho chiacchierato di un punto che mi affascina molto e, ho scoperto, affascina pure lui: spesso i nasi, i creatori di profumi, usano la chimica – ogni creazione è di fatto un mix di molecole, le procedure di estrazione delle materie prime, la composizione, eccetera – ma nella maggior parte dei casi di come questa funzioni se ne infischiano. Non ne hanno bisogno, e questa è per me in parte una constatazione – sconvolgente – in parte una domanda. I nasi il più delle volte hanno un approccio molto pratico, conoscono le materie e le molecole che usano in modo intimo e profondo, ma è una conoscenza oserei dire “di pelle” e di esperienza. Nella creazione di un profumo c’è una componente rigorosa con cui si arriva alla “formulazione”  finale della fragranza in cui ogni singola goccia è dosata in modo preciso, ma nel mentre sono successe molte altre cose, l’atto creativo si è sviluppato seguendo scie che credo poco centrano con il metodo scientifico, e questo per me è interessante.

Dal mio punto di vista, questo è l’esempio perfetto di come la realtà e il mondo possano essere conosciuti e esplorati in modi diversi, con diversi approcci. Uno dei modi, quello a cui io di fatto più mi affido è il metodo scientifico, fatto di dati concreti, riproducibilità degli effetti osservati, risultati ottenuti con esperimenti controllati e verifiche. Questo è un modo di conoscere la realtà, con le sue regole. Ma ce ne sono anche altri, certo da non confondere, ma che ad altri livelli, con altre sensibilità, possono offrirci altre interpretazioni e visioni della realtà. L’arte credo sia uno di questi. Dove sta il confine tra scienza e arte, il gesto creativo appartiene a entrambi i domini, dov’e’, ammesso che ci sia, la differenza? Probabilmente, come dicevo nel metodo.

Sono abituata ad analizzare i problemi e osservare la realtà in modo razionale e analitico, ma poi, siccome non sono una macchina, alcune cose mi fanno emozionare, godo dell’arte, della letteratura, della musica e, degli odori. Possiamo interpretare il mondo intorno a noi in molti modi diversi, le percezioni dipendono certamente dalle nostre connessioni nervose, dai nostri sensi e seguono dei meccanismi neurofisiologici e fisici precisi. C’è però sempre una variabilità, anche biologica, per cui l’elaborazione consapevole di una percezione da una persona a un’altra sarà simile ma non esattamente identica. Soprattutto, c’è una componente culturale e legata alle esperienze passate molto forte che influenza la nostra interpretazione finale di un evento o di uno stimolo. In tutto questo in realtà non c’è nulla di misterioso e trascendente, è come ci siamo evoluti e funzioniamo. Alcuni meccanismi sono piuttosto stereotipati e conservati tra le persone, ma poi ognuno razionalmente dà alla realtà e alle esperienze un senso diverso, soggettivo. E questo salto continua in qualche modo a sfuggirci e a rimanere effimero. Mi chiedo se sia in queste intercapedini che si infiltrino l’arte, l’estetica, l’odore dei nostri pensieri…

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Questo post fa parte della serie Recensioni per Caso: impressioni semiserie di un naso allo sbaraglio su profumi e dintorni