Esce il 4 novembre, ma potete già preordinarlo online

Esce il 4 novembre, ma potete già preordinarlo online
Tra i possibili sintomi dell’infezione da Covid-19 potrebbero esserci perdita e disfunzioni di olfatto e gusto. Gli scienziati pero’ non ancora un quadro chiaro della situazione.
Lo scorso venerdì 20 marzo 2020 la professoressa Claire Opkins, presidentessa della British Rhinological Society e il professor Nirmal Kumar, presidente dell’associazione di otorinolaringoiatria britannica, hanno mandato una dichiarazione al Public Health England, l’agenzia del Dipartimento della sanità e dell’assistenza sociale nel Regno Unito. In questa lettera i medici mettevano in risalto un aumento dei casi di anosmia e disfunzioni di gusto e olfatto correlata all’infezione da coronavirus allertantando le autorità a cercare di fare i test nei pazienti che riportano problemi olfattivi, anche senza altri sintomi di infezione delle vie respiratorie, perché potrebbe trattarsi di un sintomo collegato a Covid-19. La notizia è stata ripresa da diversi giornali internazionali, tra i quali il New York Times, e si aggiunge a commenti analoghi pubblicati la scorsa settimana su alcuni quotidiani europei.
Che una malattia delle vie respiratorie possa avere tra i sintomi problemi a olfatto e gusto non dovrebbe sorprendere poiché le funzionalità olfattiva e nasale sono strettamente collegate. In questo caso però siamo di fronte a una malattia nuova, gli scienziati e i medici stanno, di fatto, conoscendo ora, sul campo e con i malati, il suo decorso e il comportamento del virus, quindi ogni nuova osservazione e sintomo va registrato perche’ contribuisce a dare il quadro generale della situazione.
I sintomi
Come riportato dal virologo Hendrik Streeck, dell’istituto di virologia dell’Universitätsklinikum di Bonn la scorsa settimana al quotidiano tedesco Franfurter Allgemeine, dei circa 100 pazienti con Covid-19 visitati da lui e il suo team, i due terzi riportava anche problemi a olfatto e gusto. Casi simili sono stati riportati anche dai medici in Corea del sud, Iran e in Italia Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’Università degli Studi di Milano e primario del reparto di Malattie infettive III dell’Ospedale Sacco, ha confermato in un’intervista al Corriere la scorsa settimana osservazioni analoghe.
I sintomi principali sono una perdita totale di olfatto e gusto, che compaiono spesso durante le fasi di guarigione dalla malattia. Tuttavia, altri medici, tra i quali Opkins nel Regno Unito fanno invece notare che questi sintomi potrebbero essere anche presenti in pazienti senza altre sintomatologie.
Olfatto e gusto
La percezione degli odori avviene grazie alla stimolazione dei recettori olfattivi localizzati sul fondo della cavità nasale da parte delle molecole odorose presenti nell’aria che respiriamo. I recettori olfattivi sono proteine specializzate a riconoscere le molecole odorose e si trovano sulla superficie di neuroni, chiamati per questo olfattivi, localizzati nell’epitelio olfattivo nel naso. Dal naso i neuroni olfattivi mandano i propri prolungamenti nervosi (assoni) al bulbo olfattivo nel cervello.
Le molecole odorose possono però raggiungere l’epitelio olfattivo anche dalla bocca per una via chiamata retronasale. In questo modo gli aromi sprigionati da cibi e bevande raggiungono il naso creando quell’arricchimento sensoriale e aromatico che siamo genericamente abituati a definire gusto, ma che in realtà dipende principalmente dall’olfatto.
Via olfattiva “diretta” (ortonasale) e retronasale. le molecole odorose (disegnate in blu e arancione) raggiungono la parte piu’ profonda della cavita’ nasale stimolando i neuroni olfattivi che mandano il segnale al cervello.
Questo è uno dei motivi principali per cui chi accusa problemi all’odorato, non sente bene il sapore dei cibi. Un effetto che chiunque abbia avuto un forte raffreddore e naso tappato avrà probabilmente sperimentato.
Possibili alterazioni dei sensi chimici
Al momento non sono ancora disponibili studi scientifici sistematici sulla possibile azione di Covid-19 sul sistema olfattivo e i medici hanno fatto notare che per ora si tratta solo di osservazioni personali. Questo è ragionevole poiché la pandemia è in corso e si stanno ancora raccogliendo i dati clinici man mano che i pazienti vengono esaminati e curati. Tuttavia è possibile fare alcune ipotesi che gli scienziati dovranno poi verificare sperimentalmente.
Alterazioni indirette
Dal momento che si tratta di una malattia delle vie respiratorie, molti pazienti sviluppano anche infiammazione delle vie respiratorie e congestione delle mucose nasali. Queste infiammazioni, così come l’ostruzione delle vie respiratorie, potrebbero contribuire a danneggiare l’epitelio olfattivo, come avviene anche in altri tipi di infezioni, riniti e influenze, e quindi compromettere le funzioni olfattive a vari livelli.
Azioni dirette all’epitelio olfattivo
Analogamente a quanto riportato nel caso di altri virus influenzali, Covid-19 potrebbe essere presente anche nelle mucose nasali e delle alte vie respiratorie e in questo modo interagire direttamente con le cellule dell’epitelio olfattivo alterandone la funzione. In questo caso alterazioni dell’olfatto potrebbero verificarsi anche senza apparenti infezioni o congestioni tipiche di altre sindromi influenzali. Questo è un punto importante perché, come fatto notare da Opkins e Kumar, pazienti con un’infezione da Covid-19 ma senza altri sintomi potrebbero pensare di avere solo un problema olfattivo e andare dall’otorinolaringoiatra senza sapere di essere contagiosi ed esponendo quindi anche i medici al rischio di infezione.
Azioni dirette alle terminazini nervose e ai nervi olfattivi
Inoltre il virus potrebbe avere accesso anche alle terminazioni nervose libere presenti nella mucosa olfattiva e nella bocca.
Naso e lingua, infatti, oltre ai recettori specializzati per olfatto e gusto hanno anche terminazioni del nervo trigemino e del nervo vago, sensibili a stimoli dolorosi, al caldo e al freddo, ma anche a molecole odorose e contribuiscono anche loro in parte alla percezione olfattiva e gustativa. Come altri virus influenzali, anche Covid-19 potrebbe alterare la loro funzione.
Infine, come messo in evidenza in un breve articolo pubblicato sulla rivista scientifica ASC Chemical Neuroscience a inizio marzo, vi è la possibilità che Covid-19 abbia accesso al cervello passando attraverso il collegamento tra epitelio olfattivo e bulbo olfattivo. Alcune evidenze sui roditori hanno mostrato che nel caso di altri coronavirus questo è possibile, anche se difficile, ed è perciò necessario svolgere ulteriori studi per scoprire se avvenga anche con Covid-19.
Sintomi correlati
Accanto alla perdita totale dell’olfatto ci potrebbero essere anche altre alterazioni come percezione alterata degli odori, pantosmia e cacosmia. Nei fenomeni di pantosmia, seppur molto rari, il paziente ha allucinazioni olfattive e percepisce odori per lo piu’ sgradevoli che non sono realmente presenti. In altri casi, come la cacosmia, odori altrimenti normali sono percepiti come puzze. Spesso vengono percepiti odori metallici, di gas o di uova marce. Sull’origine di queste sindromi gli scienziati hanno diverse ipotesi, tra le più accreditate quella che si tratti di problemi nella rigenerazione dei neuroni olfattivi o nel turnover dei recettori.
Possibile decorso
Al momento gli scienziati non possono dire come questa condizione possa evolvere nel tempo e se i pazienti possano poi recuperare l’olfatto.
Compatibilmente con quanto è già noto dalla comunità scientifica, questo tipo di disturbi con il tempo passa e i pazienti dovrebbero recuperare la funzione, anche se molto dipende dall’entità del danno. In ogni caso è normale che il recupero sia lento, considerato che anche fisiologicamente i tempi di rigenerazione dei neuroni olfattivi sono di 30-60 giorni. Il recupero quindi potrebbe richiedere molti giorni, fino a settimane e nei casi piu’ gravi mesi, e’ quindi importante che i pazienti siano consapevoli di questa eventualita’ perche’ fa parte del normale decorso dei disturbi olfattivi. In questo caso possono a volte essere di aiuto stimolazione e training olfattivo che, a livello pratico, significa esercitarsi quotidianamente ad annusare e riconosce gli odori.
Articoli e fonti usati questo post:
e dai giornali:
Se mi seguite su Instagram @Il_senso_perfetto anche li’ la settimana scorsa avevo fatto degli spiegoni salvati nelle storie in evidenza.
Oggi è la giornata internazionale dell’anosmia (Anosmia awareness day) e dei disturbi legati all’olfatto. Lanciata nel 2012, ha lo scopo di far conoscere alle persone i disturbi e le patologie legate all’olfatto poiché non se ne parla molto e, anzi, spesso non si sa neppure esistano.
Gli scienziati calcolano che circa il 2-5 % della popolazione sia anosmico, cioè non può sentire gli odori. Questo dato è probabilmente una sottostima perché capita sovente che i disturbi legati all’olfatto non vengano riportati: da un lato alcuni pazienti, soprattutto anziani, non vanno dal medico perché non pensano sia importante o addirittura non si accorgono completamente del defict; altre volte i disturbi non vengono riconosciuti chiaramente. Inoltre, anche quando il disturbo è riconosciuto spesso non si sa come affrontarlo, cosa fare e dove reperire le informazioni che qualche volta mancano anche ai medici. Ecco uno dei motivi per cui è nata questa giornata: far conoscere il disturbo e fare della corretta informazione sul tema.
Tra le principali ragioni per cui il senso dell’olfatto viene perso o alterato ci sono l’invecchiamento, incidenti e infezioni e vi sono alcuni rari casi in cui l’anosmia è congenita e quindi presente dalla nascita. Spesso, la perdita dell’olfatto è legata al normale processo di invecchiamento, ma è correlato anche a demenze senili e ad alcune malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer nelle quali alcune evidenze scientifiche indicano che la perdita dell’olfatto in questi pazienti compare precocemente.
Nelle persone più giovani invece la perdita dell’olfatto avviene principalmente in seguito a incidenti in cui si è battutto la testa o a forti infiammazioni e riniti. Purtroppo il recupero non sempre avviene, in alcuni casi un lungo training olfattivo può aiutare, ma ci vuole molta pazienza perché il recupero richiede mesi e a volte anni.
Per i pazienti questa condizione è particolarmente frustrante perché spesso i disturbi olfattivi sono considerati secondari: fino a quando non si perde non si comprende l’ importanza dell’olfatto.
L’olfatto ci connette alla nostra identità più intima, attraverso l’odore abbiamo una continua connessione con noi stessi che gradualmente viene meno quando non sentiamo più gli odori. Ne risentono le relazioni intime con il partner e anche il cibo perde buona parte del suo gusto poiché gli aromi che comunemente associamo al palato dipendono in larga parte dell’olfatto. Inoltre non poter sentire gli odori porta molte persone a sviluppare piccole (grandi) ossessioni perché non possono riconoscere quando puzzano, se ci sono odori sospetti come di bruciato nella stanza, e possono apprezzare meno i cibi. Tutto ciò può generare un profondo disagio psicologico che può portare anche a depressione e disturbi dell’alimentazione.
Accanto alla perdita totale dell’olfatto vi sono poi numerose altre alterazioni che vanno dalla cacosmia (gli odori vengono percepiti come sgradevoli) alla pantosmia o sindrome dell’odore fantasma, quando cioè si sentono puzze che in realtà non ci sono. Nel libro ho chiamato “L’odore fantasma” il capitolo dedicato ad anosmia e alterazioni dell’olfatto proprio perché le patologie legate all’olfatto sono innumerevoli, spesso poco note e, di fatto, aleggiano come fantasmi che invece dovremmo poter riconoscere e affrontare.
Bonus
Sui siti (in inglese) Anosmia awareness day a Fifth sense trovate numerose informazioni e risorse.
Per chi bazzica Instagram invece cerchero tra oggi e domani di pubblicare alcune storie sull’anosmia e i disturbi dell’olfatto, se vi va seguitemi anche lì, dove pubblico contenuti video più frequentemente.